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Politici Per Caso: Stato d’emergenza e diritti politici, verso nuove forme di partecipazione – 15/05/2020

Politici Per Caso: Stato d’emergenza e diritti politici, verso nuove forme di partecipazione – 15/05/2020

L’esigenza di un incontro su questo tema è nata dalla storica decisione del Comitato dei Diritti Umani delle Nazioni Unite di condannare l’Italia per aver violato gli articoli 2 e 25 del Patto sui Diritti Civili e Politici, nei confronti di due cittadini italiani: Mario Staderini e Michele De Lucia. Il Comitato condanna in particolare l’Italia perché viola il diritto dei cittadini a partecipare alla vita politica del paese attraverso i referendum e le leggi di iniziativa popolare. È stato giudicato che la legge che regolamenta l’accesso a questi istituti lo fa in modo del tutto arbitrario, prevedendo limitazioni non giustificabili in modo oggettivo. Il Comitato ha emesso la condanna a ottobre 2019 ed ha dato sei mesi all’Italia per riportare la situazione alla legalità.

Ma con l’avvento anche della crisi legata al Covid-19 e alla conseguente situazione d’emergenza, qual è lo stato in Italia della partecipazione democratica e dei diritti politici?

 

Ne abbiamo parlato con:

 

Cesare RomanoDocente di Giurisprudenza e Relazioni internazionali alla Loyola Law School di Los Angeles

Quella del comitato ONU è stata una decisione fondamentale, perché in più di 40 anni e oltre 3000 casi affrontati, quelli riguardanti la partecipazione alla vita politica si contano sulle dita di una mano e attinente alla democrazia diretta ve ne è solo uno; questo. Dunque, fa da precedente.

Quali sono state le considerazioni del Comitato ONU? Vi è stata una violazione dei diritti civili e politici perché nessun paese ha l’obbligo di dare ai cittadini la possibilità di partecipare alla vita politica con forme di democrazia diretta come i referendum. Infatti, sono una minoranza gli stati che lo permettono in Costituzione. Tuttavia, prevedendo l’Italia questa possibilità in Costituzione, deve rispettarla ed applicarla in modo ragionevole.

 

Michele De LuciaGiornalista e scrittore

Dobbiamo prendere coscienza di alcune cose.

Primo; che nel nostro paese la Costituzione materiale è divenuta eversiva rispetto alla Costituzione formale. Una prova? La Costituzione riconosce gli istituti del referendum abrogativo e dell’iniziativa legislativa popolare. Nella realtà, però, i cittadini non sono messi nella condizione di poter disporre degli autenticatori necessari, per legge, alla raccolta firme.

Secondo; che l’agenda politica dettata dalle urgenze vere del paese è totalmente diversa da quella proposta da chi è stato eletto o nominato a guidare il paese.

Terzo; è fondamentale il motto radicale “conoscere per deliberare”! Però bisogna portare avanti il discorso sul “conoscere”, se no la parte del “deliberare” non funziona. Se no c’è il rischio che il potere ti faccia fare ancora di più quello che vuole lui, dandoti l’illusione che sia tu a volerlo e deciderlo.

 

Mario StaderiniFondatore di Democrazia Radicale

Circa la vittoria del ricorso all’ONU, non chiediamo un riconoscimento monetario per noi, ma le scuse ufficiali da parte della Repubblica a tutti i cittadini italiani e una modifica al sistema di raccolta firme per l’accesso agli istituti di democrazia diretta previsti in Costituzione.

Circa il “conoscere per deliberare”, negli anni mai nessuno come noi Radicali ha tentato di renderlo più effettivo. Oggi sono arrivato a una conclusione: è più facile formare 100 persone, che facciano parte di una Assemblea dei Cittadini deliberativa, che 50 milioni di elettori.

 

Filomena GalloSegretario dell’Associazione Luca Coscioni

È essenziale rivitalizzare i diritti connessi al nostro essere una democrazia. Una democrazia fragile, da difendere. I diritti politici che lo stato riconosce, e che sono un esempio di sovranità popolare in una democrazia, troppo spesso vengono negati.

L’equivalenza tra la firma autografa e quella elettronica è ad esempio una battaglia anche di uguaglianza per chi non può firmare manualmente. Per alcuni atti siamo già riusciti ad ottenerla.

Circa le Assemblee dei cittadini, non ho esitato un attimo a far parte del Comitato Promotore dell’iniziativa Politici Per Caso perché credo nelle potenzialità dello strumento. Ciò che è successo nel 2016-18 in Irlanda con la Citizens’ Assembly ha dell’incredibile nel campo dei diritti civili; si è finalmente arrivati alla legalizzazione di aborto e matrimonio egualitario. Ma le Assemblee sono uno strumento anche per rispondere ed affrontare le grandi sfide ed emergenze che non mancano e non mancheranno. Uno strumento utile al legislatore, a difesa e supporto della democrazia e dello stato di diritto.

 

Francesco MaselliGiornalista di Linkiesta.it

I diritti non sono una “gentile concessione” del governo, anche in tempi di crisi. L’amore per le libertà e i diritti fondamentali forse non c’è più perché li diamo per scontati.

Un problema è sicuramente che i corpi intermedi (associazioni, partiti…) non sono più in grado di fare da filtro con la società. Quando funzionano, il governo scende a patti. Un esempio: le associazioni religiose.

Giusto ricorrere ad altri strumenti e pratiche democratiche, ma forse per avere maggiore partecipazione ci dovremmo porre anche il problema di come utilizzare meglio gli strumenti di democrazia indiretta. O si cambiano i partiti dall’interno o si incide in altro modo.

 

Samuele NannoniCoordinatore di ODERAL

È necessario mobilitarsi per permettere alle urgenze vere del paese – ovvero, ai cittadini comuni – di dettare l’agenda politica o quantomeno di avere un ampio potere e spazio nella definizione delle politiche. Ma tutto questo deve avvenire a priori, non per validare con un sì o con un no ciò che è stato deciso già da altri.

Circa il “conoscere”, le Assemblee dei Cittadini hanno come parte fondamentale la sezione per così dire “educativa” o “formativa”, cioè di confronto e dibattito con esperti e stakeholder, più in generale con tutte le parti in causa, proprio per approfondire le singole questioni. Si tratta di un fenomeno che nell’alveo della democrazia rappresentativa elettiva (purtroppo) non esiste! Fatte salve alcuni specifici ma sporadici istituti come gli “opuscoli” che producono ad esempio in Svizzera per informare la popolazione prima delle tornate referendarie. Sarà però forse un caso che anche lì abbiano recentemente scelto di far produrre questi opuscoli a delle Assemblee dei Cittadini?

 

Ha moderato Lorenzo Mineo – Coordinatore di Democrazia Radicale e Coordinatore di democrazia e diritti politici per Eumans

 

 

L’APPUNTAMENTO SETTIMANALE

Tutte le settimane il venerdì alle 18:00 saranno con noi esperti di settore, ma anche gruppi d’interesse e associazioni civiche, per ascoltare voci diverse e affrontare di volta in volta nuovi temi, come si fa nelle esperienze di democrazia deliberativa da cui prendiamo spunto.

 

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