Il decreto Pa è legge dopo l’approvazione del Senato: cosa prevede il provvedimento e cosa cambia per le Pubbliche Amministrazioni.
Il Senato, dopo l’ok della Camera dello scorso 23 aprile, ha approvato il decreto pubblica amministrazione che, dunque, diventa legge. Il provvedimento, che si compone di 49 articoli, prevede delle misure in materia di assunzione nelle amministrazioni pubbliche e sulla disciplina del lavoro in vari ambiti del settore pubblico.

Non solo, il decreto prevede anche la stabilizzazione per migliaia di lavoratori dell’Ufficio del processo, nuove regole per i concorsi pubblici e l’aumento degli stipendi per gli enti locali, sino a 300 euro al mese, che, però, dovranno essere stabiliti caso per caso in base alle disponibilità economiche a disposizione.
Decreto Pa è legge, cosa prevede il provvedimento approvato dal Parlamento
In Aula al Senato, con 99 voti favorevoli, 70 contrari e 2 astensioni, è arrivata l’approvazione del decreto Pa che già aveva incassato il via libera alla Camera lo scorso 23 aprile. Il provvedimento, dunque, ora è convertito in legge.

La novità più rilevante e più attesa contenuta nel testo è quella che riguarda l’aumento degli stipendi per i ministeri e la presidenza del Consiglio e per le amministrazioni locali. In quest’ultimo caso, l’aumento, sino a 300 euro mensili per 13 mensilità, dovrà essere valutato in base ai casi tenendo conto delle disponibilità economica dello stesso ente. La misura in questione sarà finanziata attraverso lo stanziamento di nuove risorse.
Tra le norme inserite nel decreto quella che prevede, a partire dal 2026, le modifiche sulla mobilità volontaria che dovrà costituire il 15% delle capacità assunzionali, ma solo per gli enti con oltre 50 dipendenti e che abbiano in programma almeno 10 assunzioni durante l’anno.
Cambiano anche le regole per i concorsi pubblici. È stato disposto che le graduatorie dovranno essere estese a tre anni in tutti gli enti locali e avere una maggiore trasparenza. Non solo, quando avviene lo scorrimento, l’ente ha l’obbligo di comunicare i dati dei candidati così da poter consentire l’assunzione in altre amministrazioni. È stato anche eliminato il divieto di bandire nuovi concorsi se è presente una graduatoria.
Il decreto prevede anche numerose stabilizzazioni, soprattutto per il ministero della Giustizia con la possibilità per i dipendenti dell’Ufficio del Processo di essere stabilizzati dopo aver maturato 12 mesi di anzianità.
Infine, è stata disposta una deroga al limite del 70% per l’assunzione degli insegnanti di religione cattolica che potranno essere immessi in ruolo tenendo conto di tutti i posti disponibili.