Oltre 200 giuristi di tutte le Università italiane hanno contestato il Dl Sicurezza che è stato approvato nei giorni scorsi dal Governo.
Rimane al centro del dibattito e delle polemiche il Dl Sicurezza che ha introdotto varie norme, già entrate in vigore. Il disegno di legge sulla sicurezza era rimasto fermo in Parlamento per oltre un anno, ma, nelle scorse settimane, il Governo ha deciso di trasformare il testo in un decreto, approvato poi dal Governo.

In merito, si sono espressi 237 giuristi italiani, tra i quali anche tre presidenti emeriti della Consulta, che hanno definito il testo “estremamente pericoloso” e con “una serie di gravissimi profili di incostituzionalità”. I giuristi hanno, dunque, chiesto agli organi di garanzia costituzionale di mantenere alta l’attenzione sul provvedimento che entro 60 giorni dalla pubblicazione in Gazzetta Ufficiale dovrà essere convertito in Legge.
Dl Sicurezza, l’appello dei giuristi: “Organi di garanzia costituzionale mantengano alta l’attenzione”
Sono 237 i giuristi di tutte le Università italiane che hanno contestato il Decreto Sicurezza, il provvedimento entrato in vigore già nelle scorse settimane, dopo la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale, e che ha introdotto diverse norme in materia di sicurezza.

I giuristi, come riporta la redazione del quotidiano La Stampa, hanno lanciato un appello pubblico contro il nuovo decreto definendo il testo come “estremamente pericoloso” che reprime “quelle forme di dissenso che è fondamentale riconoscere in una società democratica”.
Non solo, secondo i firmatari dell’appello, rappresenta una fonte di preoccupazione il fatto che il testo “si realizzi attraverso un irragionevole aumento qualitativo e quantitativo delle sanzioni penali che – in quanto tali – sconsiglierebbero il ricorso alla decretazione d’urgenza”.
Soffermandosi sulla conversione del testo da disegno di legge a decreto, per i giuristi si tratta di una violazione del tutto ingiustificata della procedura, considerato che l’iter del ddl in Parlamento era vicino alla conclusione. A quel punto, sarebbe arrivato “un colpo di mano – proseguono i firmatari- con cui il Governo si è appropriato del testo e di un compito che può svolgere solo in casi straordinari di necessità e di urgenza”.
Tornando nel merito, i giuspubblicisti ritengono che il testo compromette una serie di principi costituzionali e alcune norme introdotte “aggravano gli elementi di repressione penale degli illeciti” solo perché commessi durante manifestazioni pubbliche. In chiusura i firmatari dell’appello hanno chiesto agli organi di garanzia costituzionale di mantenere alta l’attenzione censurando un provvedimento che rappresenta un “allontanamento dallo spirito della nostra Costituzione”.