C’è un errore che fanno moltissimi affittuari che gli costa metà del rimborso nel 730: i soldi se li tiene lo Stato.
La stagione contributiva è ormai alle porte. C’è chi ha già caricato il modello precompilato, chi aspetta il proprio appuntamento al Caf per non sbagliare nemmeno una virgola. Ma in entrambi i casi, c’è un aspetto che continua a essere sottovalutato: non conta solo la documentazione da presentare, ma anche tutto ciò che, nei mesi precedenti, ne ha determinato la validità.

Pensiamo alle spese per la ristrutturazione: servono i bonifici parlanti. O agli scontrini della farmacia, da conservare con cura. Insomma, prima di avere in mano qualcosa da allegare al 730, bisogna aver fatto i conti con una serie di accortezze preventive. E questo vale anche per l’affitto. Ma in questo caso, non si parla di ricevute o fatture: tutto parte da una semplice riga scritta nel contratto.
E siccome la legge non ammette ignoranza, conviene soffermarsi su certi dettagli spesso ignorati, ma che possono fare la differenza – soprattutto quando si tratta di soldi.
Dichiarazione dei redditi: l’errore che ti fa perdere metà del rimborso Irpef sull’affitto
Il vero nodo della questione è l’affitto cointestato. Molti, per abitudine o equità, lo intestano a entrambi i conviventi. Nulla di strano, finché non si arriva al 730. È lì che quell’equità può costare cara. La detrazione del 19% sull’affitto (escluse spese di amministrazione, ecc.) spetta solo a chi ha redditi da lavoro dipendente o assimilati. E solo sulla sua quota. Se uno dei due non lavora o ha una Partita Iva, quella metà si perde.

Quindi, se il contratto è cointestato e solo uno ha i requisiti, la detrazione si dimezza. Non perché l’affitto non sia stato pagato, ma perché manca il presupposto fiscale. Se invece è intestato tutto al dipendente, si può detrarre il 100%, sempre nei limiti previsti.
Facciamo due conti. Con un affitto da 530€ al mese (escluse le spese), si spendono 6.360€ all’anno solo di canone. La detrazione è del 19%, ma non si recupera l’intero importo: ci sono limiti. Per i contratti a canone libero, il massimo è:
- 300 € se il reddito è sotto i 15.493,7€
- 150 € se tra 15.493,72 € e 30.987,4€
Anche se il 19% di 6.360€ fa 1.208,40€, il rimborso non potrà mai superare questi tetti.
E se il contratto è cointestato e solo uno ha i requisiti? Si recupera la metà del massimo:
- Se spettano 300€, si ottengono solo 150€
- Se spettano 150€, si scende a 75€
Morale: se può detrarre solo uno, conviene che il contratto sia intestato a lui. Altrimenti, si perde metà del rimborso senza nemmeno accorgersene.