Prolungare il congedo di maternità fino a 7 mesi è possibile al verificarsi di alcune condizioni. Scendiamo nei dettagli.
La nascita di un figlio è un momento unico e non si vorrebbe perdere nemmeno un momento accanto a lui, a sentire il suo profumo e accarezzare le guance morbide. Sapere che è sano e forte è fondamentale, più del sesso del bambino ma non sempre si è fortunati.

Lavorare ed essere mamma non è semplice. Si hanno responsabilità doppia e il dubbio di non riuscire a fare abbastanza o di distribuire il tempo in modo sbagliato. Una mamma soprattutto dopo la nascita del figlio è soggetta ad un grande sforzo fisico e mentale. Accogliere una nuova vita può non essere facile e chiedere aiuto in tanti casi è necessario per trovare l’equilibrio indispensabile per affrontare il cambiamento con serenità.
Già è faticoso avventurarsi nel nuovo mondo della maternità quando si è in salute, il bimbo è sano, cresce bene. Figuratevi le difficoltà che potrebbe incontrare una mamma se il proprio bambino ha un problema di salute o se lei stessa sta poco bene. Riprendere in mano la vecchia vita lavorativa lasciando la cura del figlio quando questo ha solo tre mesi risulterebbe impossibile. Da qui la possibilità per le madri lavoratrici di prolungare la maternità obbligatoria fino a 7 mesi.
Come prolungare la maternità obbligatoria a 7 mesi
Se mamma o bambino sono a rischio la maternità obbligatoria può essere prolungata fino a 7 mesi. Condizione necessaria, dunque, è la presenza di rischi specifici documentati che rendono incompatibile l’attività lavorativa. Un primo caso in cui il prolungamento è concesso è se le condizioni di lavoro o ambientali sono pregiudizievoli ossia se potrebbero compromettere la salute della madre e, di conseguenza, quella del bambino tramite allattamento. Rientrano in queste condizioni, ad esempio, l’esposizione a sostanze chimiche e i rumori oltre gli 80 decibel.

Il congedo aumentato a sette mesi è possibile anche se le mansioni sono pericolose, faticose o insalubri (turni di notte o sforzi fisici eccessivi) o se sussistono gravi motivi di salute della lavoratrice o del bambino indipendentemente dall’attività svolta.
Qualora il problema sia il tipo di mansione, il datore potrebbe proporre una mansione alternativa per far rientrare la dipendente a lavoro. Qualora la richiesta di prolungamento del congedo dovesse essere accertata la retribuzione può arrivare al 100% con indennità INPS all’80% più integrazione da parte del datore di lavoro determinata dal Contratto Collettivo Nazionale del Lavoro.